Trascorso ormai un anno dall’inizio di questo periodo di difficili cambiamenti, il modello di business di molte attività è dovuto cambiare radicalmente. Chi già sfruttava canali per vendere prodotti e servizi online si è concentrato su quelli e chi non ne disponeva ha dovuto provvedere. Non è certo una novità che il commercio online sia un settore in grande crescita ma, come tutti i momenti critici della vita di un’azienda, la pandemia ha forzato la mano anche ad aziende che, diversamente, avrebbero mantenuto approcci “alla vecchia maniera” per chissà quanti altri anni. Soprattutto in Italia, paese storicamente refrattario ai cambiamenti e che da sempre fa un vanto del suo lavoro tradizionale, non era raro trovare aziende che non si erano mai affacciate al mondo dell’e-commerce. Le cose, però, stanno cambiando e studi e rilevazioni evidenziano quanto anche nel nostro paese questo mondo sia ormai diventato parte fondamentale del mercato.
Quanto cresce l’e-commerce in Italia?
Sempre di più: secondo uno studio dell’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano, nel 2020 l’e-commerce è cresciuto del 26% rispetto all’anno precedente, il quale mostrava a sua volta una crescita del 21%. Attualmente, l’e-commerce risulta essere l’8% del totale retail.
Quali sono le attuali tendenze nell’e-commerce? Quali settori crescono di più?
Uno dei settori a trainare la crescita è il food&grocery (+56%), finora meno presente sul mercato online ma, anche a causa del lockdown, il primo che ha avuto seria necessità di affermarsi nella vendita a distanza. Al secondo posto si piazzano l’arredamento e l’home living, attorno al 30%, e proseguono la loro crescita i mercati dell’abbigliamento e dell’informatica ed elettronica di consumo (rispettivamente +21% e +18%). Anche per l’editoria si apre un periodo di rinnovamento, infatti la crescita del settore si attesta al +16%. Un’altra tendenza interessante è l’aumento degli acquisti online da piattaforme mobile: il rapporto annuale di Casaleggio Associati rileva che il 76% degli italiani che ha acquistato online l’ha fatto tramite smartphone o tablet contro una media europea del 64%, questo significa che l’e-commerce è entrato nelle abitudini e nelle possibilità anche di molte persone che in Italia non sono pratiche dell’uso del computer (si pensi alla spesa al supermercato che si è per molti trasformata interamente in una procedura online). È quindi ormai indispensabile disporre di siti web ben pensati per i formati mobile.
Quali prospettive ci sono per l’e-commerce oggi?
Neanche l’e-commerce è fermo nel tempo e la sua storia ha già mostrato che le corrette intuizioni possono rendere leader di mercato, si pensi al periodo di egemonia di eBay e a come Amazon lo ha scalzato, senza aste e con un sistema di feedback rivolto al prodotto anziché a venditore e acquirente, così da ripulire il rapporto di vendita da dinamiche di ostilità personale.
I diversi e-commerce generalisti di successo sono ormai posizionati sul mercato: Amazon è al momento in testa grazie ai suoi valori di affidabilità e all’intuizione dell’abbonamento Prime, che fidelizza il cliente e gli concede il benefit di spedizioni rapidissime, eBay rimane centrale per quanto riguarda le ricerche di prodotti molto datati reperibili solo nel mercato dell’usato, Wish e AliExpress puntano sull’acquisto molto economico “pagato” in lunghi tempi di spedizione e nella sensazione di rischiare che non arrivi quanto comprato (cosa che ha dato vita a molti meme). Tutte queste piattaforme hanno inoltre lavorato molto sulla loro brand identity, dal naming fino al logo (la freccia di Amazon che va dalla a alla z, “wish” come il desiderio, ecc), nuova conferma del fatto che per un e-commerce che funziona non basta mettere in elenco dei prodotti nel proprio sito usando un buon plugin, è necessario un lavoro approfondito di comunicazione dell’identità. Questa competizione fra giganti però ha portato il consumatore a perdere quel sospetto che inizialmente rappresentava l’ostacolo principale per la vendita online.
Un’azienda ha poi vantaggi che le piattaforme generaliste non hanno: prima di tutto il negozio sul proprio sito web gode del traffico che si crea grazie al marketing sui social media e delle inserzioni sui social e su Google, costruendo un vero e proprio “ecosistema” per il proprio brand, inoltre può comunicare con i propri clienti e dare risposte mirate e specializzate in merito ai prodotti e servizi venduti, un punto di forza non da poco contro quelle piattaforme sulle quali il consumatore può solo fidarsi delle recensioni di altri utenti. Se un prodotto venduto su Amazon è “solo” un’occasione di guadagno, un prodotto venduto sul proprio sito è una tappa importante nella costruzione del rapporto con il cliente, vera chiave del successo della vita di un’azienda sul web, farsi conoscere, ottenere engagement e portare clienti targettizzati nel centro della propria comunicazione.
Sarà interessante osservare, ora che molte aziende inizieranno a cavalcare l’onda e si troveranno in un ambiente sempre più saturo, quali avranno per prime – e quando – un’idea che sia rinnovamento anche per questo modello, in costante crescita in termini di efficienza del servizio ma ormai, per i tempi dell’informatica, non più così giovane. Senza dubbio, nonostante le difficoltà nei canali tradizionali le aziende hanno una freccia in più al loro arco per costruire legami con il consumatore in un momento molto favorevole per rinnovarsi.
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