Consigli su come strutturare una campagna crowdfunding efficace
Sebbene le origini del fenomeno siano molto più datate, le origini della parola vengono fatte risalire al 2006. L’invenzione è da attribuirsi a un blogger americano e nasce dall’unione delle parole:
“crowd”, che indica una moltitudine di persone, accomunate dai medesimi interessi o obiettivi e che sono riunite in un unico luogo,
“funding” che significa raccogliere soldi per uno scopo ben preciso.
Ecco che il termine crowdfunding rende bene il concetto che deve comunicare: il sostegno ad un progetto da tante persone che sono disposte a finanziarlo. La ragione può essere un investimento oppure il credere nel valore sociale dell’iniziativa.
Data una definizione della parola, di seguito esamineremo alcuni aspetti che lo contraddistinguono.
Caratteristiche
Le piattaforme dedicate al crowdfunding sono bidirezionali: sono rivolte sia a chi vuole lanciare un progetto ma non ha sufficienti risorse, sia a chi ha fondi da poter investire ed è alla ricerca del progetto giusto in cui poterlo fare.
Dunque si tratta di un canale di finanziamento alternativo rispetto alle banche o a altre finanziarie.
La finanziabilità di un progetto non è data quindi dal soddisfacimento di requisiti di credito ma dalla capacità del proponente di saper convincere il maggior numero di persone possibile a sostenere la sua idea. Questo fermo restando il rischio economico derivante da tale operazione, di cui gli investitori sono ben consapevoli.
Le diverse tipologie di raccolta
Quando si parla di crowdfunding non bisogna trascurare il fatto che ne esistono di diversi tipi ma per praticità in questo articolo parleremo delle due modalità maggiormente diffuse.
Lending-based crowdfunding: Definito anche peer-to-peer lending, prevede un prestito di denaro ai promotori di un progetto, ricorrendo alla regolare sottoscrizione di un contratto di mutuo.
Equity crowdfunding: Consente ai promotori di un progetto di raccogliere capitale di rischio (definito così perché maggiore è la previsione di guadagno, maggiore è il rischio d’impresa).
In questo caso chi sostiene il progetto acquista una quota del capitale dell’impresa e ne diventa socio a tutti gli effetti, accettando onori e oneri derivanti da una compartecipazione societaria.
Altre forme di crowdfunding
Esistono casi in cui le piattaforme collocano anche i cosiddetti titoli di debito emessi dalle imprese, come nel caso delle obbligazioni. In tal senso si parlerà, invece, di investment-based crowdfunding.
Si possono trovare altri tipi di crowdfunding ma che hanno perlopiù finalità sociali e non si parla di finanziamento ma di donazione (donation crowdfunding e reward crowdfunding).
A chi è utile?
Premessa: chiunque può sottoporre il proprio progetto al vaglio delle piattaforme di crowdfunding, il veto finale spetta alle stesse in base a regole interne e normativa vigente.
Solitamente ci si rivolge a questa metodologia di finanziamento in caso di start-up e PMI altamente innovative, in cui la componente tecnologica è predominante e che solitamente riscontrano difficoltà a ricevere mutui o finanziamenti dalle banche. Negli anni questi canali sono diventati molto più settoriali: è il caso, per esempio, del real estate crowdfunding dedicato unicamente al settore immobiliare.
Dunque, per rispondere alla domanda iniziale “a chi è utile?”
È utile a tutte quelle persone che hanno un’idea alla cui base c’è una componente innovativa e unica nel suo genere che può portare un valore sociale elevato una volta concretizzata.
Concludendo
Le piattaforme di crowdfunding sono luoghi di scambio in cui si incontrano domanda e offerta: per avere buone possibilità di riuscita serve presentare un progetto quanto più dettagliato possibile, prestando particolare cura al documento economico che sarà il cuore dello stesso.
Paventare aspettative di guadagno irreali non è mai una mossa saggia e si rischia di sortire l’effetto contrario. Se stai pensando di dare vita a una tua idea ricorrendo al crowdfunding redigi un business plan con le relative proiezioni economiche. Studialo, sii dettagliato e metti a fuoco almeno 3 anni di attività.
Ultime note legali
L’ultima riforma che riguarda il crowdfunding in Italia è entrata in vigore il 08/04/2023. È la conversione del decreto legge del 2023 (attuazione di un regolamento UE) relativo ai fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese. Non sono incluse le piattaforme di donation e rewarding crowdfunding.
Il regolamento introduce norme per una gestione più trasparente e parametri stringenti soprattutto su trattamento dei dati personali per finalità di marketing.
In particolare sono stati preposti due istituti di vigilanza: la CONSOB e la Banca d’Italia come autorità nazionali competenti. Dunque maggiore correttezza e garanzia per il contenimento del rischio.
Una importante novità per gli investitori riguarda l’introduzione della KIIS: Key Investment Information Sheet.
Si tratta di un’informativa che le emittenti devono redigere per ogni singola campagna di raccolta fondi e che deve esplicitare i rischi finanziari, i costi e i criteri con cui i progetti sono stati selezionati.
In questo articolo abbiamo fatto una panoramica generale per dare un orientamento ai lettori. Nei prossimi affronteremo altri aspetti più specifici e pratici: modalità di presentazione del progetto e come renderlo “appetibile” per gli investitori.
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