Abbiamo deciso, dopo tanti anni, di cambiare il nostro payoff perchè quello vecchio, strettamente legato agli obiettivi di business non ci rispecchia più.
Dentro di noi è avvenuta un’evoluzione che ci ha portato a rivalutare diversi aspetti del nostro lavoro.
E’ un’epoca strana questa, in cui la tecnologia sovrasta l’intelletto, lo impigrisce, in cui siamo portati a pensare in termini di numeri e non di investimento umano.
Siamo talmente concentrati sui risultati che la strada per raggiungerli più che un’esperienza da vivere e condividere, diventa una fatica da superare il prima possibile. L’espressione più ricorrente che sentiamo è “sono stressato!”
Da un punto di vista medico esiste un eustress, lo stress buono, quello che ci da adrenalina e motivazione positiva per andare avanti, e un distress, lo stress cattivo, quello che logora e consuma fino a farci sentire stanchi. Anche quando realizziamo qualcosa di nostro, un sogno, un progetto che ci rende felici, il passaggio dall’eustress al distress è repentino. Ci dimentichiamo subito i buoni sentimenti che hanno fatto nascere le nostre aspirazioni e concretizzarle diventa un’ossessione, una corsa spasmodica verso il traguardo.
Bisogna essere produttivi, bisogna essere efficienti, guai a essere stanchi. Guai ad assaporare le piccole gioie del momento, sempre sul pezzo e senza distrazioni possibilmente sacrificando la vita personale in nome del lavoro. Mangiare, dormire, trascorrere del tempo di qualità con la famiglia più che come piaceri sono vissuti come appuntamenti cadenzati, meticolosamente pianificati nella nostra agenda. Le passioni si allontanano e tutto diventa un onere gravoso da fronteggiare.
Sicuramente non mancheranno le soddisfazioni economiche per garantirsi e garantire ai nostri cari un tenore di vita adeguato, ma adeguato a cosa, per chi? Per noi o per i dettami imposti dalla società consumistica? Ai posteri l’ardua sentenza direbbe Alessandro Manzoni.
C’è voluta una pandemia per costringerci a restare fermi, un fermo immagine globale in cui le ore, sopra e sotto il meridiano di Greenwich, scandivano per tutti la stessa, identica, monotona routine: niente traffico,niente ufficio, niente corse.
FERMO! Allora la parola d’ordine è stata RE-INVENTARSI: nuove abitudini, nuovi passatempi e nuovi orizzonti
Abbiamo scoperto un modo di vivere diverso, più calmo, più focalizzato all’interno che non all’esterno delle nostre case e pensate abbiamo anche scoperto che i tizi che coabitavano sotto il nostro stesso tetto, in alcuni casi, non erano poi tanto male!
Sarcasmo? Un pizzico! Ma è solo per raccontare la profonda metamorfosi che quel periodo ci ha costretti ad affrontare e, con nostra sorpresa, abbiamo imparato che esiste un mondo oltre il lavoro e ci fa bene viverlo.
In nord Europa sperimentano la settimana lavorativa breve, ambienti di lavoro confortevoli mettendo al centro la qualità della vita e il benessere dei dipendenti con risultati sorprendenti in termini di produttività.
Stiamo restituendo valore al tempo, al nostro, a quello fuori dal contesto professionale.
In Italia qualcosa sta iniziando a muoversi, non molto ancora, ma tante sono state le persone che post covid hanno deciso di abbandonare le loro precedenti attività in favore di nuove occupazioni che gli consentano di vivere al meglio il tempo libero, averne di più, in altre parole per non vivere solo ed esclusivamente in funzione del lavoro, pur essendo quest’ultimo importante.
Noi stessi viaggiavamo prima con ritmi serrati e frenetici, ai rapporti umani si preferiva il mutismo operativo. Oggi lavoriamo per lo più in smart working, facciamo le nostre call su meet e ci concediamo lunghi momenti per confrontarci, ridere e scherzare senza gerarchie asfittiche; rapporti alla pari dove ognuno dà il suo contributo.
Ci siamo umanizzati!
Sembra buffo dirlo perchè verrebbe da chiedersi cosa fossimo prima!
Prima eravamo persone operative, adesso all’operatività abbiamo aggiunto l’umanità!
Ecco perchè il payoff “centriamo i tuoi obiettivi” non ci rispecchia più e abbiamo preferito sostituirlo con “dal cuore del tuo business alle persone”.
È chiaro che siamo sempre determinati a delineare con i nostri clienti una strada vocata al raggiungimento dei risultati ma è il metodo che cambia.
Se prima ci focalizzavamo esclusivamente sulla parte pratica, concreta, adesso partiamo dal cuore dell’azienda e il cuore dell’azienda spesso coincide con le passioni di chi l’ha creata.
Ciò che ci siamo prefissati è aiutare chi si rivolge a noi a comunicare il brand non solo in termini di prodotti o servizi ma in chiave emozionale, Se ci pensate a renderci unici non è ciò che possediamo ma ciò che sentiamo e pensiamo, le emozioni appunto.
In un mondo sempre più digitalizzato, in cui anche i sentimenti sono affidati all’intelligenza artificiale, noi scegliamo di ascoltare storie di successi e fallimenti e di raccontare cosa c’è dietro un prodotto o un servizio, cosa rappresentano aldilà dei freddi numeri.
Abbiamo deciso di comunicare l’anima dietro il marchio in quanto siamo convinti che le persone abbiano bisogno di tornare ad emozionarsi, di trovare modelli a cui ispirarsi e storie in cui riconoscersi perchè se la vendita fa guadagnare, le emozioni fidelizzano e ci rendono unici agli occhi dei nostri clienti, diventando il vero valore aggiunto, la firma personale, impossibile da imitare.
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