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    D&G e un pasto difficile da mandar giù

    Di Paola   |  

    Dicembre 07, 2018   |  

    Orange Blog   |  

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    D&G e un pasto difficile da mandar giù

    Razzismo? Sessismo? Un grosso, grossissimo problema di comunicazione!

    Il marchio “Dolce e Gabbana” è stato al centro della polemica per giorni e, nonostante le scuse dei due stilisti e la cancellazione della sfilata di Shanghai, il popolo del web, soprattutto quello dagli occhi a mandorla, sembra non riuscire a buttar giù il boccone amaro, anche perché, a seguito della vicenda, c’è stato uno strascico di discussioni e insulti rubati che ha fatto lievitare lo scontro a livello mondiale di cui non ci interessa parlare in questa sede.

     

    Proprio il cibo è stato il punto di rottura culturale: nella nuova campagna pubblicitaria D&G tutta la scena, musica e location, profuma di Antica Cina e un’elegante donna cinese in abiti tradizionali non riesce a mangiare una pizza… con le bacchette.

    I due stilisti sono scivolati su una bella buccia di banana: usando degli stereotipi hanno ironizzato in parte su se stessi, ma soprattutto sul Cliente.

    E senza nemmeno provare a smentire i luoghi comuni, bensì finendo per rinsaldarli.

    Sull’argomento, c’è chi considera la reazione cinese “permalosa”, che era uno scherzo, un gioco… ma non ha senso parlare in questi termini. Qua si parla di un’azienda che dà una rappresentazione grottesca del suo cliente!
    Poteva scegliere di dare una rappresentazione grottesca di sé e invece sceglie di dare una rappresentazione grottesca del suo Cliente. E il Cliente, stranamente, non ha gradito!

    Nell’elaborazione della politica e nella creazione del Concept della comunicazione, l’idea creativa di Dolce e Gabbana ha fallito nella ricerca di coerenza tra il piano di comunicazione e la filosofia dell’azienda; infatti, LA VISUAL BRAND IDENTITY che si evince dal video, non attiene ai bisogni del cliente e neppure a quell’integrità e avversione alla discriminazione tanto decantata degli stilisti.

    Nel gusto giustamente unconventional del brand, hanno d’altro canto comunicato e quindi consolidato prepotenti banali preconcetti volti a dividere, più che a unire, le culture di un mercato globale.

     


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