I cambiamenti nel mondo del business sono all’ordine del giorno, ed è notizia recente che l’impiego di influencer e creator nel marketing ha superato quello delle celebrità come testimonial, almeno per quanto riguarda l’industria di marca. Sappiamo da tempo che, nei messaggi pubblicitari, un volto da “persona comune” e percepito come più vicino porta a conversioni generalmente superiori. Le grandi marche, però, erano finora rimaste legate all’impatto che i volti famosi hanno sempre avuto sul pubblico. Ebbene, le cose sono cambiate ed è avvenuto il “sorpasso”.
Perché scegliere influencer e creator?
Un’indagine condotta da Almed e commissionata da Centromarca evidenzia come il 62% delle industrie associate abbia scelto di puntare sull’influencer marketing. Attenzione: non parliamo dei grandi nomi dei social, bensì di micro e nano-influencer. Questi ultimi rappresentano ben il 45% del totale, quando le celebrità si fermano al 37%.
I post sponsorizzati dei micro-influencer sono in grado di raggiungere livelli di engagement invidiabili, superiori al 20%! Inoltre, il 40% delle aziende facenti parte del campione ha ingaggiato creator digitali per sviluppare contenuti creativi in grado di svolgere i compiti più apprezzati dagli algoritmi social: intrattenere, informare, coinvolgere.
Quali sono stati i risultati?
Sono stati indagati i risultati su Facebook e Instagram. I post sponsorizzati dalle aziende prodotti e pubblicati da influencer e creator hanno prodotto un volume di interazioni 24 volte superiore a quello generato dai profili social aziendali.
Le piattaforme social più utilizzate
Al momento, la maggior parte dei contenuti sponsorizzati dalle industrie di marca si trova su Facebook e Instagram. In particolare, è concentrato per il 63% sui profili di editori, per il 15% su quelli delle squadre sportive e per il restante 22% su quelli degli influencer.
La piattaforma più utilizzata in assoluto è Instagram, che sembra ormai aver scalzato definitivamente Facebook come “social per il marketing” anche al di fuori delle aziende tradizionalmente legate a foto e grafiche. Segue appunto Facebook e, da non trascurare, sembra iniziare a prendere piede anche TikTok, segno del fatto che le aziende stanno iniziando a capire quanto il social “dei giovani” risulti accattivante.
Che cosa possiamo imparare?
Se da un lato l’impiego di influencer e creator “denuncia” una poca sintonia delle aziende con quelli che sono i contenuti più efficaci sui social, dall’altro evidenzia come ormai queste figure siano definitivamente professionalizzate anche in Italia, a dispetto di una normativa che continua a mostrarsi non in grado di definire in modo specifico questi lavori.
Sarà interessante osservare, nel prossimo futuro, come influencer e creator si muoveranno per intercettare l’interesse dei grandi brand in un mercato sempre più concorrenziale.
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