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    La comunicazione nell’epoca post-covid

    Di Paola   |  

    Luglio 29, 2020   |  

    Orange Blog   |  

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    La comunicazione nell’epoca post-covid

    Anche se il rischio di una pandemia era noto a biologi e virologi, non era mai stato fra quelli più percepiti dall’opinione pubblica. L’emergenza covid dalla quale il mondo sta uscendo ha spaventato e spiazzato l’intera popolazione: giovani, anziani, classe media, benestanti, operai e impiegati, nessuna categoria ha potuto evitare lo sconvolgimento del proprio metro di giudizio e il cambiamento nel valore attribuito ai propri bisogni. L’Italia, paese più ostico di altri all’avvento delle nuove tecnologie, ha “scoperto” i media moderni e la relazione in cui essi si pongono con la vita percepita come “reale”: lo smart working ha salvato molte aziende dal blocco totale; gli acquisti a domicilio anche per i beni di prima necessità e lo streaming sdoganato anche fra i non più giovani sono esempi di come i mezzi di comunicazione del 2020 si sono affermati, affiancandosi all’ormai pervasivo uso dei social network.

    In un momento di smarrimento e di recupero delle abitudini è più che mai necessario che i brand comunichino con chiarezza perché i consumatori, almeno per il momento, tenderanno a essere molto più cauti e a selezionare attentamente le aziende di cui potersi fidare. Il consumatore è in cerca di nuove sicurezze e questo rappresenta un’opportunità per uscire dal periodo di difficoltà con un nuovo capitale in termini di clientela e di fidelizzazione. La storia mostra come i brand che investono in comunicazione in tempi di crisi ne traggono grande vantaggio nel medio-lungo termine: le analisi della McGraw-Hill Research relative al periodo della grande recessione rilevarono una crescita vertiginosa fra le aziende che continuarono a comunicare (fu in quell’occasione che Kellog’s divenne leader di mercato) e in tempi più recenti si nota un’evidente correlazione fra l’investimento in advertising in tempo di crisi e l’aumento di fatturato una volta tornati a regime con le attività. Rimanere presenti nella mente del consumatore quando tutto attorno sta cambiando permette di essere da lui percepiti come stabili, sempre in sella, e quindi di posizionarsi come realtà predominante.

    Lo scorso 11 maggio il direttore generale della Banca d’Italia, Daniele Franco, ha parlato di “reshoring”, un previsto rientro nell’Area Euro delle imprese delocalizzate. Il dott. Franco ha incoraggiato l’impresa italiana a rendersi invitante per l’investitore estero, così da intercettare parte della domanda. In un momento di incertezza e di riassestamento, il modo migliore per mostrarsi dei buoni investimenti è la promozione del proprio brand e il rafforzamento dell’identità aziendale.

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